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31 agosto - Giornata 2

con Vanesa Tesone

 

8.30 prato centrale 

Abbazia di San Giovanni n in Venere 

 

In questa giornata ci apriremo alla dimensione del cambiamento. La natura sarà nostra maestra, ricordan doci che ogni cosa è in costante evoluzione. Impare remo ad abitare il fluire della vita con grazia e consa pevolezza, accogliendo il cambiamento come parte naturale della nostra danza interiore.

30 agosto - Giornata 1

con Vanesa Tesone

 

8.30 prato centrale 

Abbazia di San Giovanni n in Venere  

 

Esploreremo la consapevolezza corporea come forma di espressione e trasformazione. Lo yoga ci guiderà nel riconoscere il corpo e le dinamiche interiori come un’opera in costante creazione: un’arte viva che riflette il nostro essere più profondo

Il corpo come arte - I

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Il corpo come arte - II

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BLOG

Alla scoperta delle note struggenti e dolcissime delle poetesse e dei poeti di Gaza

2025-08-24 12:47

Elsa Flacco

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Alla scoperta delle note struggenti e dolcissime delle poetesse e dei poeti di Gaza

Può sembrare incongruo e bizzarro ospitare, all’interno di un evento imperniato su musica, arte e vino, uno spazio dedicato a una tragedia epocale...

Può sembrare incongruo e bizzarro ospitare, all’interno di un evento imperniato su musica, arte e vino, uno spazio dedicato a una tragedia epocale come il genocidio del popolo palestinese.

Eppure Alessandro Calabretta, patron della manifestazione Musica dal Vino, ha ritenuto non solo opportuno, ma vitale e necessario inserire un reading di poeti di Gaza, un momento di riflessione e condivisione di bellezza nella sofferenza, tra una degustazione di Montepulciano, un laboratorio di danza e un seminario sul jazz. 

 

Una scelta coraggiosa, che ci auguriamo venga ripagata da una partecipazione di pubblico nutrita, a dimostrazione che anche in un contesto “spensierato” è possibile ritagliare un intervallo dedicato a entrare in connessione con una realtà che appare lontanissima fisicamente ed emotivamente, ed è invece tra di noi, a esigere di fare i conti con la nostra umanità, pena la scomparsa dei principi stessi della civiltà a cui sentiamo di appartenere. 

 

Il dramma del popolo palestinese affonda le radici in un passato lontano, molto precedente a quel 7 ottobre 2023 che hanno provato a farci considerare l’inizio di tutto. La prima pulizia etnica di grandi proporzioni condita da sterminio può datarsi all’indomani della creazione dello stato di Israele: la nakba del 1948, la “catastrofe” per antonomasia, segue il rifiuto da parte dei paesi arabi della spartizione della Palestina storica in due entità statali rispettivamente palestinese ed ebraica, decisa dalle Nazioni Unite. Spartizione che, ricordiamolo, assegnava ai palestinesi, maggioranza della popolazione che fino a qualche anno prima occupava tutto quel territorio, una porzione inferiore a quella assegnata agli ebrei, in minoranza numerica, per “risarcirli” del genocidio operato da un popolo europeo, quello tedesco, a spese di un popolo arabo che non c’entrava nulla.

 

Ma era la terra promessa da Dio al popolo eletto, e poi gli ebrei sopravvissuti non li voleva nessuno, né in Europa né negli USA, e dunque diamo “una terra senza popolo a un popolo senza terra”, dicevano i sionisti, rifiutando ai palestinesi persino il riconoscimento come popolo che da secoli e secoli abitava quella terra. Ricordiamo che Palestina è il nome storico dai tempi dei romani e ancora prima, mentre Israele è un termine religioso, che rispecchia quella che è, oggi più che mai, una etnocrazia ebraica che discrimina non solo i palestinesi dei territori occupati illegalmente da quasi sessant’anni, ma gli stessi propri cittadini di origine araba.

     E noi, cittadini italiani ed europei, cosa possiamo fare a fronte dell’inerzia dei nostri governi e della stampa allineata alle posizioni ufficiali dell’alleato israeliano? Cosa possiamo fare davanti a una realtà che sta distruggendo il diritto internazionale e gli stessi diritti umani, fondamento di quella che credevamo la nostra civiltà nata dall’Illuminismo? Una tragedia, questa, che va molto al di là del genocidio del popolo palestinese, per investire il futuro stesso dell’umanità, non più protetta, da ora in poi, da quelle regole giuridiche ed etiche rappresentate agli occhi del mondo da una Organizzazione delle Nazioni Unite mai così impotente davanti alla protervia assassina di uno stato protetto da una superpotenza mondiale con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza. 

     Cosa possiamo fare, noi semplici cittadini, davanti alle potenze mondiali consapevolmente e attivamente complici di un genocidio trasmesso in diretta streaming quotidiana, che ci mette di fronte alle nostre pesantissime responsabilità? Non molto, è vero. Apparentemente nulla. Ma è davvero così? In realtà qualcosa possiamo fare, ciascuno di noi nel suo piccolo. Un “piccolo” che unito a innumerevoli altri “piccoli” può trasformarsi in un’onda capace di destabilizzare la frastagliata alleanza pro-genocidio. È difficile ma dobbiamo provarci, non abbiamo altra scelta, a meno di non voltarci dall’altro lato, come fino a questo momento ha fatto la stragrande maggioranza dei cittadini occidentali e non solo. 

     Ma noi, noi che dal primo momento abbiamo sfidato il fronte compatto di solidarietà a un Israele che doveva “difendersi”, noi che abbiamo subito la derisione e la riprovazione per le nostre kefieh e i nostri tentativi di condividere narrazioni diverse, noi che in questi due anni abbiamo assistito a un lentissimo, graduale processo di presa di coscienza da parte di settori sempre più ampi dell’opinione pubblica, guidata da “influencer”, giornalisti, personaggi pubblici che con colpevole ritardo hanno iniziato timidamente a criticare l’operato del governo e dell’esercito di Israele, con mille distinguo ed esitazioni, riducendo la questione palestinese a mera emergenza umanitaria: noi riteniamo comunque un progresso questo cambiamento di clima che rivaluta il nostro impegno e chiede sempre maggiori informazioni sull’onda inarrestabile di solidarietà con il martoriato popolo palestinese.

     È la prova che la dedizione di pochi (in percentuale, ma tanti in numeri assoluti) è riuscita piano piano, attraverso iniziative, eventi, manifestazioni sempre più partecipate e azioni di boicottaggio contro aziende e prodotti israeliani, a costringere i media mainstream, tranne alcune risibili eccezioni, a rivedere le precedenti posizioni integralmente sioniste e a spostare in modo percepibile l’orientamento della maggioranza dell’opinione pubblica. 

 

E non è poco. Quindi eccoci a proseguire la nostra attività di sensibilizzazione, controinformazione, condivisione del punto di vista soprattutto dei diretti interessati, i palestinesi, in un’ottica decoloniale che li vede protagonisti del loro destino e rispetta le loro scelte di resistenza, che sono e devono essere soltanto le loro, senza le paternalistiche ingerenze, anche in buona fede, di chi pensa sempre di sapere cosa sia meglio per loro e li ha condotti al genocidio. Per tutto questo, Andreina Sirena e io, insieme con i volontari del Gruppo Emergency di Pescara, ci auguriamo di vedervi in tanti a Fossacesia, il 31 agosto dalle 20:30, nel nostro spazio dedicato a Gaza e alla Palestina all’interno di Musica dal Vino. Vi condurremo alla scoperta delle note struggenti e dolcissime delle poetesse e dei poeti di Gaza, alcuni dei quali non ci sono più, seppelliti dalle macerie delle loro case colpite dai bombardamenti israeliani o dilaniati dalle esplosioni, mirate soprattutto a distruggere le voci di chi resiste alla violenza disumana dell’occupante attraverso la forza immortale della parola poetica. 

Musica dal Vino © 2023- 2025 ANTIDOTES - Tutti i diritti sono riservati

 

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